domenica 22 dicembre 2013

I libri che non dovrebbero mai finire

Ci sono baci che non dovrebbero mai finire
Amicizie che non dovrebbero mai finire
Profumi che non dovrebbero mai svanire
Come la magia del Natale che poi magari rimane un po'appiccicata alla pelle

Il libro che sto leggendo stasera
Non dovrebbe mai finire.


lunedì 16 dicembre 2013

Ce la posso fare

Vorrei potervi racccontare (voi chi? nessuno al mondo mi legge) quale evento nella mia vita di superblogger fallita e bancaria mediofrustrata mi abbia tenita così lontana da questo mio assurdo progettino ma ovviamente non posso.
Violerei la regola del fascino misterioso e soprattutto vi racconterei cose troppo inutilmente personali.
Ma state sereni sto bene.
Forse.
Intanto fra poco è Natale e io ho comprato un gatto.
Ora la mia vita e la mia casa sono ancora più disordinate, ma piene di zampettine felici.
E non c'è niente di meglio.


sabato 14 settembre 2013

Tu che scrivi bene

Comincio a odiare i compleanni.
Sono l'addetta ai biglietti. A scriverli.
Perchè qualcuno ha deciso che siccome ho fatto lettere, allora so scrivere bene i biglietti di auguri.
Avere fatto lettere mi ha lasciato questa come unica eredità socialmente utile.

Sticazzi.

Tutti arrivano col regalo.
Il biglietto è lì, lo sanno tutti che l'ho scritto io. Lo scrivo io da tre anni. Ah, accidenti, è tardino.
Il biglietto è troppo lungo. Lo aprono, lo scorrono, arrivano alle firme, per decidere chi baciare.
Lo leggerò domani, ma grazie eh, il regalo è bellissimo.

Avere fatto lettere è davvero, davvero inutile.




mercoledì 4 settembre 2013

Dettagli

Le mani dell mia migliore amica Franci.
Un po'grandi e sproporzionate, rispetto al resto, a quei braccini esili come steli di fiori, quegli steli sottili che pensi si debbano spezzare, portando corolle tanto pesanti e invece no, il tutto forma uno strano accordo stonato e indimenticabile.


martedì 3 settembre 2013

Do ut des


E io che pensavo che il mio primo post avrebbe avuto mille miliardi di visualizzazioni.
Peccato, mi sarebbe piaciuto diventar famosa con un solo clic.
Pazienza, scriverò per me stessa.
Scrivere mi aiuterà, forse, a metabolizzare la dose di insulti che mi investe, come uno tsunami, tutti i giorni.
Un po’come il leone e la gazzella dell’Africa che devono mettersi a correre impazziti, io ogni mattina mi sveglio e mi preparo al titanico scontro del mio sorriso contro il vostro muro di odio. 
Io seduta, pronta, con la schienina dritta, e dal primo all’ultimo cliente, quasi solo insulti.
“Vado in un’altra banca. 
Ti porto via tutto. 
Ladri. 
Truffatori. 
Cosa sono queste spese. 
Non me l’avevi detto. 
Mio cugino nell’altra banca guadagna settantacinque volte più di me. 
Un mio amico ha comprato delle azioni pagandole un euro adesso le ha vendute a centomila l’una e si è comprato la Ferrari. 
Con tutto quello che vi pago. 
Chiudo tutti i conti. 
Farabutti.
Vergognatevi”.
Me l’ero tentata, le prime volte, con un blando “guardi che non è colpa mia”, ma ho capito essere la peggiore strategia.
LORO TI ODIANO.
VOI MI ODIATE.
Ecco spiegato perchè non mi leggete, sapete che sono bancaria e Trac, niente da fare, volete passare sul mio cadavere di default.
Bhe, la sapete una cosa?
VI ODIO ANCHE IO.

lunedì 2 settembre 2013

Uno, primo.


Avevo giurato a me stessa che mai e poi mai avrei scritto un blog. 
Cosa vuol dire poi blog? 
Mah. Mi fa pensare a Blob, quella schifezza rosa e anni ottanta che usciva dalle grate e inglobava tutto. Anche il cervello. In effetti quindi c’entra.
Come si fa? Ci si presenta o si parte in quarta?
Farò a modo mio, un po'e un po'.

Intanto racconto questa cosa, che mi è successa oggi.
La solita cosa, nè. Una delle solite che succedono ai mediomani.
Il mio collega ha preso la promozione e io no.
E lo so che tutti quelli che non hanno preso la promozione sono invidiosi, o meglio gli rode proprio il culo, e giurano di essersela meritata di più. Tutti. Anche gli imbecilli. Non sono unica e speciale nemmeno in questo.
Ma.
Io al mio collega, chiamiamolo rag. Ugo Fantozzi per questioni di anonimato e per il suo vezzo di portare la cintura dei pantaloni ad altezza ascella, gli voglio bene. E dopo mille anni che si consuma su quella sedia io pure gliel’avrei data, la promozione si intende.
Il punto è un altro. A me non l’hanno data perchè, dicono, io SONOTROPPOGGIOVANE.
Amici ho TRENTANNI.

In un’altra epoca, quella di Jane Austen per dirne una, sarei una zitella senza speranza grassa e infelice, una di quelle che al massimo a dieci minuti dalla fine del romanzo (non del film), ha il miraggio di riuscire ad accasarsi col cugino pelato che fa il reverendo nella diocesi accanto. 
Nella mia epoca, devo ringraziare gli dei di non vivere con mammà, di avere uno stipendio fisso, di poter uscire a mangiare la pizza margherita e pagarla coi miei soldi, e star zitta.
Ma questa cosa della promozione, non posso sopportarla.
Come quando a sette anni Santa Lucia non mi portò il regalo che le avevo chiesto, epppure ero la prima della classe, eppure in casa facevo meno della metà delle stronzate che faceva mio fratello, che invece ebbe il suo Nintendo. (NDR, il regalo che volevo era semplicemente introvabile, era una bambola ipercostosa corredata da mini-violino-Stradivari-probabilmente-funzionate, che avevo scorto in una vetrina di un negozio in Francia, durante le vacanze estive con i miei. Ma spiegaglielo tu, a una diligentissima bambina di sette anni, che la magica e onnipotente Santa Lucia non è capace di andare in Francia, proprio in quel paesino, e proprio in quel negozietto, a prendere il regalo che sente di meritarsi, arrogantemente forse, ma non più arrogantemente del fratello che ebbe invece il suo Nintendo, e ci giocò tronfio per mesi, fino a che il divino monolite grigio non venne spodestato dall'Amiga).

Mi sento così. Ingiustamente punita per qualcosa che non capisco.
Per una sorta di double standard per cui se al lavoro sei così figa come dici, allora sei figa abbastanza anche per prenderlo in quel posto e sorridere e dimostrare, ancora una volta, che sei superiore, che vali di più.
Di più di chi.
Di Ugo Fantozzi.