Avevo giurato a me stessa che mai
e poi mai avrei scritto un blog.
Cosa vuol dire poi blog?
Mah. Mi fa pensare a
Blob, quella schifezza rosa e anni ottanta che usciva dalle grate e inglobava
tutto. Anche il cervello. In effetti quindi c’entra.
Come si fa? Ci si presenta o si parte in quarta?
Farò a modo mio, un po'e un po'.
Intanto racconto questa cosa, che mi è successa oggi.
La
solita cosa, nè. Una delle solite che succedono ai mediomani.
Il mio collega ha preso la
promozione e io no.
E lo so che tutti quelli che non
hanno preso la promozione sono invidiosi, o meglio gli rode proprio il culo, e
giurano di essersela meritata di più. Tutti. Anche gli imbecilli. Non sono unica e speciale nemmeno in
questo.
Ma.
Io al mio collega, chiamiamolo
rag. Ugo Fantozzi per questioni di anonimato e per il suo vezzo di portare la
cintura dei pantaloni ad altezza ascella, gli voglio bene. E dopo mille anni
che si consuma su quella sedia io pure gliel’avrei data, la promozione si intende.
Il punto è un altro. A me non
l’hanno data perchè, dicono, io SONOTROPPOGGIOVANE.
Amici ho TRENTANNI.
In un’altra epoca, quella di Jane Austen per dirne una, sarei una zitella senza speranza grassa e infelice, una di
quelle che al massimo a dieci minuti dalla fine del romanzo (non del film), ha il miraggio di
riuscire ad accasarsi col cugino pelato che fa il reverendo nella diocesi
accanto.
Nella mia epoca, devo ringraziare gli dei di non vivere con mammà, di
avere uno stipendio fisso, di poter uscire a mangiare la pizza margherita e
pagarla coi miei soldi, e star zitta.
Ma questa cosa della promozione, non posso sopportarla.
Come quando a sette anni Santa Lucia non mi portò il regalo
che le avevo chiesto, epppure ero la prima della classe, eppure in casa facevo
meno della metà delle stronzate che faceva mio fratello, che invece ebbe il suo
Nintendo. (NDR, il regalo che volevo era semplicemente introvabile, era una
bambola ipercostosa corredata da
mini-violino-Stradivari-probabilmente-funzionate, che avevo scorto in una
vetrina di un negozio in Francia, durante le vacanze estive con i miei. Ma spiegaglielo tu, a una
diligentissima bambina di sette anni, che la magica e onnipotente Santa Lucia non è capace di andare in
Francia, proprio in quel paesino, e proprio in quel negozietto, a prendere il
regalo che sente di meritarsi, arrogantemente forse, ma non più arrogantemente
del fratello che ebbe invece il suo Nintendo, e ci giocò tronfio per mesi,
fino a che il divino monolite grigio non venne spodestato dall'Amiga).
Mi sento così. Ingiustamente punita per qualcosa che non capisco.
Per una sorta di double standard per cui se al lavoro sei così figa come dici, allora sei figa abbastanza anche per prenderlo in quel posto e sorridere e dimostrare, ancora una volta, che sei superiore, che vali di più.
Di più di chi.
Di Ugo Fantozzi.
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